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Il Progetto
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“Da Capo…a Pesce” nasce sull’onda che negli ultimi anni ha investito dolcemente il territorio di Milazzo accompagnandolo in un percorso crescente di conoscenza e valorizzazione del suo rapporto con il mare, dalla nascita di un’Area Marina Protetta alla riscoperta delle tradizioni marinare, fino alla formazione di reti di operatori sempre più specializzati nella valorizzazione e fruizione sostenibile del territorio e del nostro bene più prezioso, il mare.
Il consorzio per la pesca Co.Ge.Pa “Portorosa” nasce nel 2007 dalla volontà di diverse cooperative di pescatori locali arrivando oggi a ben 30 ditte associate, e sin dalla sua costituzione ha puntato alla promozione e valorizzazione del pescato locale. Così il consorzio è da sempre impegnato con progetti e iniziative per il miglioramento delle condizioni dei soci e per la sperimentazione di attrezzi e attività di pesca sostenibile nell’ottica di contribuire all’interno delle comunità locali ad un percorso condiviso di sviluppo sostenibile sia economicamente sia da un punto di vista ambientale.
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Tutto questo viene reso possibile anche grazie all’adozione e sperimentazione di un Piano di Gestione Locale (PdGL), unica forma di intervento utile per il consolidamento di regole condivise per la gestione della pesca in funzione delle sue tradizioni locali, promuovendo anche la ricerca e le indagini per la tutela dell’ambiente acquatico ma non solo. Questa impostazione ha fatto sì che il Co.Ge.Pa. riuscisse a sviluppare in pochi anni una serie di collaborazioni importanti anche con centri di ricerca e con le autorità regionali e nazionali competenti nel comparto della pesca, implementando nel tempo diversi progetti ad esempio volti alla sperimentazione di innovativi attrezzi da pesca utili a migliorare la selettività del pescato, agevolando da una parte la resa per il pescatore e al contempo salvaguardando le risorse alieutiche e ambientali. Un altro importante obiettivo è diffondere la giusta informazione per il miglioramento delle tecniche di pesca e del corretto consumo del pescato, realizzato attraverso diversi progetti volti ad avvicinare il grande pubblico alla piccola filiera del pescato locale responsabilizzando i cittadini nella scelta accurata del pesce.
Questo oggi avviene sempre più spesso grazie alle collaborazioni instaurate nel tempo anche con associazioni ambientaliste e di educazione ambientale come Marevivo e WWF che supportano progetti mirati allo sviluppo sostenibile della pesca e dei suoi prodotti con il coinvolgimento diretto dei pescatori locali, sia nelle attività sperimentali per l’uso sostenibile delle risorse sia nelle attività di educazione ambientale nelle scuole, nelle università e per il cittadino. E ancora, il consolidamento della collaborazione con le autorità di gestione del territorio proprio nelle attività di attuazione della pesca, dello sbarcato e del monitoraggio costante delle risorse ittiche. Con la nascita dell’AMP “Capo Milazzo” (2018) la comunità continua a crescere nella consapevolezza di un grande patrimonio naturale e culturale legato alla risorsa mare e tutto il suo indotto, compresa la marineria locale con la quale sin dalla
sua istituzione sta sviluppando un percorso di sostenibilità ambientale e valorizzazione delle maestranze della piccola pesca artigianale.
Da questa rete di competenze ed esperienze fittamente intrecciata nasce “Da Capo…a Pesce” avviando, grazie ai finanziamenti regionali FEAMP 2014- 2020, un percorso condiviso dall’intera comunità volto a rafforzare e valorizzare sempre di più il patrimonio naturale e culturale del territorio così strettamente legato al mare, fulcro fondamentale di una comunità nata e cresciuta proprio grazie al mare e alle sue inestimabili risorse.
Ambiente e Pesca
Un ambiente da proteggere e una filiera
da valorizzare: conservazione e sviluppo sostenibile nelle attività di pesca locale La pesca è una delle attività antropiche più antiche del mondo. Nata dall’esigenza dell’uomo per diversificare la propria dieta e adattarsi ai diversi ambienti che andava colonizzando, insieme all’agricoltura, è cer- tamente tra le attività economiche e sociali più diffuse tra le varie popolazioni, ed ognuna di esse ha sviluppato le proprie tecniche di pesca e conservazione del prodotto, ha imparato a decifrare i cicli stagionali e biologici delle specie che più erano redditizie o abbondanti e ne ha fatto una filiera.
Ogni comunità costiera ha sviluppato la propria strategia di pesca e usato l’ambien- te e le sue risorse a fini, prima di proprio sostentamento e poi, con l’avvento della meccanizzazione, a fini di commercializ- zazione a scale spaziali sempre più ampie. Questo percorso ha portato nel tempo a un cambiamento radicale nell’uso delle risorse ittiche e quindi del mare, portando ad uno sfruttamento eccessivo della risor- sa rischiando in alcuni casi la scomparsa di alcune specie, soprattutto dei grandi pela- gici, i più richiesti sul mercato.
Una pesca sostenibile, ovvero quella che preleva la risorsa necessaria al sostentamento reale di una
comunità e garantisce il rinnovo degli stock ittici, oggi è una delle sfide più importan- ti delle nostre comunità per raggiungere quelli che sono i principi di uno sviluppo sostenibile, rispettoso tanto dell’ambiente quanto del benessere della comunità stessa. La pesca sostenibile per eccellenza si identifica con la piccola pesca artigianale, caratteristica di quelle marinerie legate fortemente al proprio territorio locale, che utilizza imbarcazioni piccole (entro i 12m) e attrezzi da pesca tra i più selettivi, ovvero sostenibili, quali reti da posta, nasse e cestelli, palangari e lenze. Questi strumenti a loro volta, peculiari e a volte specifici a livello locale, sono normati oggi nel loro utilizzo al fine di evitare la cattura di pesci di taglia trop- po piccola ed evitare le cosiddette cat- ture accidentali o accessorie, non utili alla commercializzazione come tartarughe, squali e delfini.
Questi accorgimenti sono stati nel tempo necessari, e adottati dalle marinerie, al fine di preservare le risorse ittiche presenti nel territorio, garantendo un controllo sempre più attento degli stock ittici e del loro rinnovo stagionale e, dall’altra parte mitigando gli impatti diretti e indiretti delle attività di pesca sugli habitat marini e sulle specie vulnerabili come i coralli o la Posidonia oceanica.
La protezione e salvaguardia dell’ambiente marino e delle sue risorse è di estrema importanza per la conservazione della biodiversità e, quindi, della salute del capitale naturale dal quale la stessa attività di pesca trae benessere economico e culturale. Questo stretto rapporto tra benessere dell’ambiente marino e benessere della comunità si trasforma finalmente oggi in una stretta collaborazione tra chi protegge l’ambiente marino e chi ne usa le risorse.
Un altro aspetto che oggi promuoviamo, anche attraverso questo progetto, è il rapporto tra la pesca artigianale e il consumatore finale. La commercializzazione a grande scala dei prodotti ittici e il grande mercato hanno allontanato il consumatore da quella che da sempre è una filiera sostenibile locale, che inoltre produce il pescato più sano e accessibile per eccellenza, il pesce azzurro cosiddetto “povero” e il pesce negletto. Mai appellativo fu più errato, infatti di “povero” o negletto questo pesce non ha nulla, e al contrario raggruppa tra i pesci più nutrienti e sani presenti nei nostri mari.
Il pesce azzurro comprende quelle specie caratterizzate dall’essere di taglia medio-piccola, normalmente di ambiente pelagico e con una colorazione blu-argentea quali, acciughe, palamite, sgombri, aguglie e tanti altri. Un’altra categoria invece è quella del pesce negletto, meno conosciuto (oggi) e considerato di categoria bassa semplicemente per aspetti culturali, tra questi ad esempio il Fanfalo o pesce pilota, il Sauro o la Mennola.
Queste specie, se da una parte sono considerate “povere” o di seconda classe, da un punto di vista nutrizionale sono estremamente ricche di omega 3, di calcio, non contengono grassi insaturi e sono poco calorici. Inoltre, queste specie sono caratterizzate biologicamente da un ciclo di vita pressoché ridotto, con alta stagionalità che permette una diversificazione dell’azione di pesca e di conseguenza una diversificazione nel consumo della risorsa. Significa che come avviene per un orto, seguendo la stagionalità delle risorse disponibili siamo portati a diversificare la nostra dieta, quella che oggi è patrimonio immateriale dell’umanità, la dieta mediterranea. Il consumo di pesce povero o negletto è sicuramente un toccasana per ambiente e comunità, in quanto se da una parte riusciamo a diversificare con le stagioni l’uso delle risorse ittiche dall’altra garantiamo il sostentamento delle attività della pesca locale, promuovendo uno sviluppo sostenibile dell’intera comunità attraverso la conservazione e preservazione del capitale naturale, ovvero, della biodiversità.
Blog e Comunicati Stampa
MAREDOLCE
da Capo a Pesce
2022-11-29 11:35
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Comunicato Stampa
da Capo a Pesce
2022-11-01 12:23
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Video Riassuntivo 4-5-6 Novembre